La mia nazione

Cara mia Nazione

Mi trovo qui, con la penna tra le mani, desideroso di esprimere tutto l’amore e l’orgoglio che provo per la mia amata nazione. È difficile mettere in parole la profonda connessione che ho con la mia terra, ma voglio che tu sappia quanto sia importante per me.

La mia nazione è il luogo in cui sono nato, cresciuto e ho imparato a conoscere il mondo. È il paese che ha plasmato la mia identità, i miei valori e le mie tradizioni. Ogni angolo di questa terra racchiude una storia, una cultura e una bellezza uniche che mi riempiono di meraviglia.

La mia nazione è il riflesso della sua gente, delle sue comunità e delle sue diversità. È un mosaico di colori, di lingue e di tradizioni che si fondono armoniosamente per creare un tessuto sociale ricco e vibrante. Sono fiero di appartenere a questa comunità, di condividere le sue gioie e le sue sfide.

La mia nazione è il luogo in cui ho trovato amici sinceri, mentori ispiratori e una famiglia allargata. È un ambiente che mi ha dato l’opportunità di crescere, di realizzare i miei sogni e di contribuire al suo sviluppo. Ogni successo che raggiungo è un tributo alla forza e alla resilienza della mia nazione.

La mia nazione è il cuore pulsante della mia identità. Ogni volta che alzo gli occhi al cielo e vedo la sua bandiera sventolare, sento un senso di appartenenza profondo e indescrivibile. Le sue tradizioni, la sua storia e la sua cultura sono parte integrante di chi sono e di come mi relaziono con il mondo.

La mia nazione è il luogo in cui desidero costruire un futuro migliore. Sogno di contribuire al suo progresso, di lavorare per la sua prosperità e di preservare le sue ricchezze per le generazioni future. Voglio essere un cittadino responsabile, impegnato e consapevole del mio ruolo nel plasmare il destino della mia nazione.

Caro mio, spero che queste parole riescano a trasmettere l’amore e l’importanza che nutro per la mia nazione. È un legame profondo e indissolubile che mi accompagna ovunque vada. Sono grato per tutto ciò che la mia nazione mi ha dato e sono determinato a restituire tutto ciò che posso.

Con amore e orgoglio,

Francesco Vendola

Giustizia e dovere

DA LEGGERE FINO IN FONDO

′′ Il primo giorno di università, l’insegnante nella facoltà di legge è entrato in aula e la prima cosa che ha fatto è stata chiedere il nome di uno studente seduto in prima fila:

-Come ti chiami?

-Fuori dalla mia classe e non tornare mai più!
ha ordinato .

Nelson era confuso…. Il professore stava andando verso di lui, si è alzato velocemente, ha raccolto le sue cose e ha lasciato l’aula.

Tutti erano spaventati e scandalizzati ma nessuno parlava.

  • Va bene! Iniziamo.

A cosa servono le leggi? ha chiesto l’insegnante.

Gli studenti erano ancora spaventati, ma lentamente hanno iniziato a rispondere alla domanda.

  • Per avere un ordine nella nostra società.
  • No, no! No, no, no!
  • Perché le persone che sbagliano paghino per le loro azioni.
  • No, no! No, no, no! Qualcuno sa la risposta a questa domanda?
  • Perché sia fatta giustizia, ha detto timidamente una ragazza.
  • Finalmente! Giustizia! Ma cos’è la giustizia?!!

Tutti iniziavano ad arrabbiarsi per l’atteggiamento del professore.
Tuttavia, hanno continuato a rispondere:

  • Per proteggere i diritti del popolo…
  • Va bene. Ma ancora?
  • Per distinguere il bene dal male, per premiare chi fa del bene… … ….

Ok… rispondi a questa domanda: ho fatto bene quando ho espulso Nelson dalla classe?

Tutti erano silenziosi, nessuno rispondeva .

Voglio una risposta unanime!

  • NO!
    Hanno risposto tutti gli studenti.

Posso dire che ho commesso un’ingiustizia?

  • Sìiiii….risposero tutti.

E perché nessuno ha fatto nulla?
Perché vogliamo leggi e regole se non abbiamo la volontà di farle rispettare ?
Ognuno di voi ha l’obbligo di parlare quando si è testimoni di un’ingiustizia.
Tutti quanti! Tutti quanti! Non dovete tacere mai più!

Vai a prendere Nelson ordinò il professore ad una studentessa.

-Sapete, quando non difendiamo i nostri diritti, la dignità è persa e la dignità non può essere negoziata. ′′

  • Doris Carrier –
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